Schoah - tempesta devastante - l'olocausto.

 

Acrilico su tela (40x50 cm)

 

 

 

"Penso che sia una cosa complessa spiegare cosa mi spinge a dipingere, sarà una questione di stati d'animo".
Ed è proprio questo stato d’animo, di dolore, di sofferenza, di angoscia, che in questa tela, Dino, vuole condividere con chi sofferma lo sguardo sul dipinto.
Il patimento che emerge dal dipinto, colpisce all'improvviso come un colpo di frusta, il cui dolore rimane impresso sulla pelle con una cicatrice mai rimarginata, per sempre. 
Ancora tanti simboli si leggono dalle pennellate decise e cariche di colore.
In primo piano, la scena è dominata da una donna il cui viso martoriato, che appena s’ intravede, è coperto da una folta chioma di capelli rossi, che in basso  diventano rivoli che gocciolano sangue che a sua volta si sparge su due fascioni ai quali inerme, piegata su se stessa, si aggrappa .
TEMPESTA DEVASTANTE il titolo dell’opera, questo è stato l olocausto per chi lo ha vissuto sulla propria pelle e per chi, ad oggi, ne vede le immagini e ne legge la triste storia. Ha piegato tutte le coscienze, non c è stato uomo che non ha sentito dentro di se un palpito di colpa, un uomo che non si è chiesto il perchè di tanto orrore che ha causato 15 milioni di morti tra le categorie ritenute "indesiderabili" (omosessuali-zingari-testimoni di geova-handicappati-dissidenti politici) oltre gli ebrei.
 
Ci si chiede perchè Dino sceglie il corpo di una donna per rappresentare la shoa e non quello scheletrico e nudo di un uomo o il viso scavato e sofferente di un bambino.
Guardando attentamente lo scenario nel suo complesso possiamo trovare le risposte.
Il corpo raffigurato, marchiato allo sterminio, i numeri impressi nel braccio lo testimoniano,. non è emaciato, diafano ma  vigoroso Il seno turgido ne da testimonianza.
Sceglie la donna perchè in lei è racchiuso il mistero della procreazione, la vita che nasce, e con la vita la speranza, il domani, il futuro. Dino la dipinge si piegata su se stessa, a rimarcarne ancora una volta la sofferenza, ma nell'atto di rialzarsi come si vede dalle braccia che cercano un appiglio e la gamba pronta a dare slancio al resto del corpo. 
Questo è l’auspicio di un mondo migliore che non manca mai nei quadri di Dino, l’augurio che l umanità reagisca e corra in aiuto a se stessa. Lo dipinge nudo questo corpo,  che in arte ha due significati, talvolta il simbolo del bello, talvolta quello dell'osceno, in questo caso niente di più indecente è stato compiuto dall' uomo verso il proprio fratello, ha proporzioni fisiche asciutte e tornite che, come nell’arte greca che rappresentavano la correttezza e la moralità che l' artista continua a ricercare.
Una riflessione va fatta anche sulla scelta del colore.
Il rosso, questo colore primario che  l’artista largamente usa per dipingere i capelli della donna, le fasce laterali, i tetti del lager .
 
Sarà  perché con  il colore vuole ancora rimarcare gli stati d’animo, rosso è il colore del sangue, della vita che nasce e spesso della morte; ma anche dello spavento e del pudore che inietta le gote degli adolescenti ; della vergogna,  è il contrario del nero e del lutto; è perché è sensuale, impudico, intrepido e ribelle.
 
Il bello del rosso è che attraversa l'occhio, il cuore e la mente di tutti: dei poveri e dei ricchi, dei colti e degli incolti, degli ultimi e dei primi. E' un riferimento simbolico perenne dell'immaginario collettivo universale in grado di attraversare razze e culture, a prescindere dalle epoche storiche.
Inoltre per sottolineare un tratto della personalità dell'artista possiamo dire che preferire il colore rosso rispecchia una persona con grande energia che ama agire e mettersi sempre in competizione con il prossimo e, soprattutto, con se stesso. Ha un carattere audace e desidera sempre colpire l’attenzione degli altri.
Ritornando alla tela un accenno bisogna fare sul resto dei soggetti raffigurati:  il
binario che porta inesorabilmente verso la morte, rimarcando quel senso di rabbia e frustrazione 
Nello sfondo il lager, con la sua torretta di avvistamento che sorveglia come se fosse l’occhio dell’umanità intera che tiene sotto controllo il proprio cuore; una porta aperta sul mare, mare che sembra cielo, lo stesso colore a rappresentarlo come a significare che il senso della ragione di quel periodo funesto era confuso, scomparso come l azzurro che in alto sulla tela sbiadisce.
In basso alla tela, Dino, vuole dare un omaggio all’opera dell’artista SHALECHET, dipingendo le maschere di ferro, (foglie morte) che coprono l’intero pavimento del museo di Berlino, il cui suono stridulo emesso dal calpestio del visitatore, simboleggia le urla di migliaia di uomini donne e bambini morti per mano nazista.                                                                                                                                                                                 ANGELA CHIAZZA